PERCORSO DEL PAZIENTE
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IL RUOLO DELLO PSICOTERAPEUTA

Nei paesi occidentali la continua crescita del numero di persone obese segna una tendenza oggettivamente allarmante. Attualmente in Europa si stima che il 15% della popolazione maschile e il 20% della popolazione femminile sia obesa; più del 50% della popolazione complessiva è in sovrappeso e l’incremento della prevalenza di questa condizione è in fase di accelerazione.

Non possiamo attribuire la genesi di questa malattia ad una unica causa; la partecipazione di fattori genetici, metabolici, psicologici, sociali, comportamentali rendono l’obesità comprensibile e fronteggiabile solo attraverso un approccio multidisciplinare. Oggi gli studi basati sull’evidenza hanno dotato le diverse discipline mediche e psicologiche di conoscenze precise; l’evidenza dimostra che le tecniche che derivano da tali conoscenze divengono potenti se fatte interagire in sinergia. In un tale sistema l’opera dello psicologo potenzia il lavoro dell’endocrinologo che insieme al dietologo predispongono la miglior piattaforma per il chirurgo in una logica di relazioni biunivoche, in una dinamica che diviene virtuosa. Per questo motivo l’integrazione di metodologie attraverso il lavoro di equipe non è solamente opzionale ma un dovere deontologico e morale.

Il lavoro in equipe quindi non rappresenta solamente l’eccellenza ma la necessità. Un approccio che esclude la multidisciplinarità è un approccio fallimentare. Ne sono la prova le biografie di tutti coloro che hanno circoscritto il focus terapeutico alla sola sfera psicologica o dietologica o farmacologica. In questi casi ogni individuo parla di troppe volte in cui il peso è sceso e di nuovo risalito in pochi mesi. Parliamo di persone che spesso perdono ogni speranza anche nei confronti di obiettivi raggiungibili.

Chi lavora nell’ambito dei Disturbi Alimentari e dell’obesità ha l’onere di favorire lo sviluppo di prospettive equilibrate contrastando due polarizzazioni speculari da parte di coloro che sono affetti dal problema ovvero, da una parte la convinzione che ogni trattamento sia assolutamente inutile e dall’altra parte il mito dello scenario miracoloso. Lavorare nell’ambito dell’obesità significa stimolare le energie della persona in modo che possa accettare risultati appropriati e motivare sistematicamente l’individuo a far qualcosa ogni giorno perché raggiunga questi obiettivi anche quando essi appaiono lontani. L’obesità è in effetti una malattia cronica ma al contempo una malattia fronteggiabile. Una equipe che si occupa di obesità lavora sostanzialmente su questo assunto.
All’interno di un progetto di questo tipo lo psicoterapeuta assume un ruolo indispensabile nella fase di valutazione dei candidati, nella valutazione della loro eligibilità per l’intervento, nella presa in carico di coloro che non sono pronti per tale scenario e nella gestione dei gruppi di coloro che hanno invece avviato il percorso.

La fase di valutazione mira all’individuazione di patologie psichiche ed aspetti di personalità che possono controindicare l’intervento o limitarne i risultati potenziali. Questa fase è costituita da due incontri nei quali viene svolta un’indagine approfondita sulla nascita del problema, sulla storia della persona, sulle relazioni familiari, sulla motivazione al cambiamento, sulle dinamiche comportamentali del presente. In questa fase viene usato materiale testistico di elevata validità interna e statistica. Nello specifico il test CBA ha il fine di dimensionare aspetti legati all’ansia, alla depressione, tendenze alla somatizzazione, fobie specifiche e disturbi ossessivo compulsivi. Il test MMPI si propone invece di indagare gli aspetti di personalità di un individuo fornendo un’immagine chiara sul temperamento e sugli atteggiamenti. Al fine di indagare aspetti legati al discontrollo e a compulsioni alimentari e all’immagine corporea, vengono usati il BES, il TFEQ, l’ SCL – 90 e il BIA – O.

Nel caso vengano individuate patologie cliniche, queste possono essere fronteggiate in psicoterapie specifiche, posticipando l’eventuale intervento ad un momento in cui la persona è esente da disturbi di natura psicologica.
Considerando la necessità di seguire gli assistiti nel lungo periodo, lo psicoterapeuta inoltre si occupa della gestione dei gruppi terapeutici costituiti da coloro che sono stati sottoposti all’intervento. Questi gruppi hanno la finalità di fornire uno spazio di condivisione di esperienze legate al percorso terapeutico e una significativa occasione per sviluppare, attraverso attività psicoeducative e tecniche cognitivo comportamentali (training di assertività, training di rilassamento, ecc.), competenze legate alla gestione dello stress e all’acquisizione di uno stile di vita compatibile con il percorso bariatrico, competenze relazionali e comunicative.

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